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LETTERA AI FEDELI DI DOLCEDO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

14 Mar. 2020 Posted by Don Carmelo

Cari fedeli della parrocchia di Dolcedo,

Vi raggiungo con questa lettera in questo periodo drammatico che stiamo attraversando.

Sento il dovere come pastore della comunità parrocchiale di essere vicino a ciascuno di Voi, specialmente a quelle persone che risentono in modo più forte delle conseguenze negative di questa situazione, non tanto per la salute perché, ringraziando Dio, nessuno è stato colpito dal virus nel nostro territorio, ma per le difficoltà che ogni giorno devono affrontare per andare avanti. Vi sono vicino con la paternità spirituale che nasce dal ministero che ho ricevuto dal Vescovo nominandomi parroco di Dolcedo sei anni fa (l’anniversario cade il 30 marzo) e poi, non potendo farlo in altro modo nel pieno rispetto delle disposizioni governative, con la preghiera che in questi giorni si è fatta più intensa e accorata davanti al Santissimo Sacramento esposto solennemente nella nostra chiesa parrocchiale per le Quarantore.

Permettetemi anche di essere vicino a Voi come guida spirituale, proponendoVi alcune riflessioni e suggerimenti per vivere questo momento di forte prova con spirito di vera fede e il tempo liturgico della Quaresima con un deciso impegno di conversione.
La prima cosa che mi sento di dirVi scaturisce da una certezza che accompagna la mia vita: il Signore è vicino e mi ama anche quando a me sembra che mi abbia abbandonato. Tale certezza si fonda sulla Parola stessa di Gesù che in più occasioni ha rassicurato i suoi discepoli a riguardo, - mi limito a citare solo qualche frase in merito: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in Me” (Gv 14,1); Non vi lascerò orfani (Gv 14,18); Io sarò con voi fino alla fine del mondo (Mt 28.20), - ma anche dalla mia esperienza personale: proprio nei momenti in cui tutto sembrava precipitare, la mano del Signore mi ha risollevato.

Avvertiamo senza dubbio il peso di questa epidemia virale e delle sue conseguenze ma come cristiani siamo richiamati a rinnovare la nostra fede in Dio che agisce per il bene di coloro che si rifugiano in Lui, senza perderci d’animo.

La seconda cosa scaturisce dalla considerazione del rapporto che ciascuno di noi ha con il Signore; siamo invitati a domandarci: come vivo il mio essere Figlio di Dio? Come concepisco Dio in cui affermo di credere? Ricorro a Lui solo nei momenti di necessità quasi come se fosse un Dio-tappabuchi oppure attribuisco a Lui le cose spiacevoli che mi capitano o le sofferenze del mondo come una Sua punizione? Lo immagino lontano e disinteressato alle vicende concrete degli uomini oppure come Colui che guida la storia verso un fine di salvezza?

Se per me Dio è un Padre che mi ama e mi ama per primo e anche se sono peccatore, come affermano l’apostolo Giovanni (vedi Prima Lettera di Giovanni 4,10.19) e l’apostolo Paolo (vedi Lettera ai Romani 5,5-9), allora il mio rapporto con Dio diventa una risposta di amore a Lui e non un pegno che devo pagare per avere la Sua benevolenza. Tutti noi sperimentiamo che l’amore quando è autentico e profondo si connota per la gratuità, la generosità, il perdono, la donazione, il disinteresse: ciò avviene nei rapporti interpersonali e dovrebbe anche contraddistinguere il nostro rapporto con il Signore. A volte, e forse per qualcuno spesso, questo rapporto con Dio è determinato invece da una necessità puramente materiale che suscita in noi delusione e allontanamento se non viene corrisposta con prontezza e nelle modalità da noi richieste. In questi casi non possiamo parlare di vera fede la quale si caratterizza per una confidenza piena e totale in Dio che alla fine sa meglio di noi quello che ci convenga. Fiducia non soltanto nella Sua potenza, capace dell'impossibile (vedi Luca 1,27; 18,27); ma soprattutto fiducia nel progetto stesso che ha su di noi. La fede è appunto credere che Dio vede e vuole il mio bene come un padre nei confronti dei figli (vedi Luca 11, 1-13).

La donna cananea del vangelo (vedi Matteo 15,21-28) offre a noi lo stile della vera fede, di quello che deve essere l'atteggiamento basilare per incontrare da vicino e con efficacia Gesù. Ella che era pagana infatti, nel chiedere la grazia per la figlia tormentata dal demonio, compie un vero e proprio cammino accompagnata dalle parole di Gesù, passando dalla richiesta di un intervento miracolistico al riconoscimento della sua condizione di non appartenente al popolo dell’Alleanza (come la definisce Gesù: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”) e pertanto di adoratrice di dei pagani fino a passare ad essere credente cioè a riconoscere Gesù come Signore, come figlio di Davide.

Il suo grido di disperazione si purifica diventando così preghiera umile e perseverante.

La sua insistenza nell'invocare l'intervento di Cristo è per noi stimolo a non scoraggiarci, a non disperare quando siamo oppressi dalle dure prove della vita, come quella che stiamo vivendo in questi giorni.

Il Signore non si volta dall'altra parte davanti alle nostre necessità e, se a volte sembra insensibile alle richieste di aiuto, è per mettere alla prova e irrobustire la nostra fede.

Noi dobbiamo continuare a gridare come la donna cananea: "Signore, aiutami! Signore, aiutami!" e come gli apostoli colpiti dal mare tempestoso: “Salvaci, Signore, siamo perduti” (vedi Matteo 8,23-27, con perseveranza e coraggio.

Dio ascolta anche quando ci sembra che non ascolti o che stia dormendo.

Ritardando nell’esaudirci, Dio fa sì che il nostro desiderio cresca, che l’oggetto della nostra preghiera si elevi; che dalle cose materiali passiamo a quelle spirituali, dalle cose temporali a quelle eterne, dalle cose piccole passiamo a quelle grandi. In tal modo egli può darci molto di più di quanto inizialmente eravamo venuti a chiederGli.

Sant’Agostino insegna: «Dio vuole che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci». (Sant'Agostino, Epistula 130, 8, 17).

Vi invito allora a rivolgerVi al Signore con una preghiera di abbandono e di fiducia e non dettata soltanto dal timore del contagio, una preghiera che si affida e mette il proprio futuro, la vita di ciascuno di noi, del nostro paese e della nostra amata Patria, nelle Sue mani.

C’è ancora una terza riflessione che vorrei proporVi: La fragilità, l’impotenza che tutti noi sperimentiamo di fronte ad un avversario microscopico come il Covid-19 sia motivo non solo per crescere nel sentirci uniti anche se distanti, impegnati nella solidarietà e desiderosi di superare questa terribile pandemia ma anche per crescere nella consapevolezza dei nostri limiti che derivano dal fatto di essere creature che purtroppo presumono di poter affidare il proprio benessere, la felicità e la soluzione di ogni problema soltanto nella tecnologia o nel progresso scientifico, sociale ed economico facendo a meno di Dio. Oggi constatiamo tutti, invece, che un tale modo di vivere porta tanti limiti, contraddizioni e soprattutto pericoli. Noi cristiani dovremmo sempre più far nostra l’esortazione di Gesù a rimanere uniti a Lui come il tralcio alla vite, perché senza di Me non potete far nulla (vedi Giovanni 15,5) e nello stesso tempo esprimere la certezza dell’apostolo Paolo: Tutto posso in Colui che mi dà la forza (vedi Lettera ai Filippesi 4,13).

Lo scrittore Massino Fini in un’intervista rilasciata oggi afferma che: “Anche se è spiacevole dirlo, l’unico aspetto positivo del coronavirus è che ci sta costringendo a cambiare il nostro stile di vita, le nostre consolidate abitudini. La corsa sfrenata al consumismo che fino a ieri sembrava la priorità di ognuno, oggi sta cedendo il passo all’esigenza di autotutelarsi e proteggersi. Scoprendo improvvisamente come la casa, dove fino a ieri forse si andava soltanto a dormire, sia il luogo più sicuro in cui rifugiarsi. Chissà che questa situazione non ci faccia ricredere su tante convinzioni errate”.

Tra queste convinzioni errate su cui ricrederci per noi cristiani la più grave è senza dubbio quella di poter prescindere da Dio.
“Senza il rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio, nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli” (Benedetto XVI catechesi di mercoledì 2 agosto 2012).

Dopo averVi offerto queste riflessioni desidero comunicare anche qualche suggerimento da mettere in pratica in questi giorni in cui molti di noi trascorriamo gran parte della giornata in casa:
Innanzitutto, come già evidenziato nella riflessione, ciascuno si impegni a coltivare il rapporto personale con il Signore dedicando un po’ di tempo alla preghiera che non sia solo recita di formule imparate a memoria ma dialogo che scaturisce da un cuore riconoscente e appello fiducioso che si fa insistente in questo momento di preoccupazione. In particolare Vi invito a riscoprire la preghiera individuale o con altri membri della famiglia del santo Rosario, come meditazione dei misteri della vita del Signore Gesù e della Madonna durante la recita delle Ave Maria. A tal proposito segnalo l’iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana di pregare il santo Rosario giovedì 19 Marzo festa di San Giuseppe alle ore 21.00 tutti insieme anche se ciascuno nella propria casa, appendendo un drappo bianco o accedendo un cero alla finestra.

Come sapete tutte le celebrazioni liturgiche con partecipazione di fedeli sono sospese ma ciò non significa che noi sacerdoti non offriamo il Divin Sacrificio della Santa Messa; io celebro quotidianamente alla solita ora e i frutti di quella Santa Messa vengono partecipati a tutta la Chiesa anche se non vi assiste nessuno. Molti anziani e ammalati hanno la bella abitudine di seguire la Messa in televisione tutti i giorni; certo non si ottengono i benefici e le grazie che si possono ricevere assistendo devotamente con la presenza fisica ma è un’occasione per poter pregare e unirsi all’offerta del sacerdote. In questo periodo il precetto della Messa domenicale si può assolvere o seguendola per televisione (e sono diverse le opportunità offerte dai canali televisivi, radiofonici o in streaming) o facendo un momento di preghiera. Può essere molto utile il libretto della Quaresima preparato dall’Ufficio Catechistico Diocesano che è stato consegnato a tutti i bambini del catechismo (se qualcuno non lo avesse può ritirarlo in chiesa sul tavolino delle riviste) che riporta per ogni domenica un brano del vangelo, una riflessione, un impegno concreto e delle testimonianze.

So bene che per molti di Voi non poter partecipare alla Santa Messa domenicale è motivo di sofferenza e ne avvertite la mancanza e come i martiri cristiani di Abitene (nell’odierna Tunisia) dinanzi ai loro persecutori siete pronti ad affermare con convinzione e coraggio: “Senza la Domenica non possiamo vivere”, cioè senza celebrare il giorno del Signore con l’Eucaristia, ma pensiamo che ciò è richiesto non perché siamo perseguitati (almeno non palesemente) ma come un sacrificio per un bene collettivo.

Vi esorto anche a dedicare del tempo alla lettura della Parola di Dio, in particolare del Vangelo; Papa Francesco invita spesso alla frequentazione quotidiana delle pagine del Vangelo. “Abbiamo bisogno della sua Parola: di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma di vita", così si è espresso il Papa in occasione della Giornata della Parola di Dio celebrata lo scorso 26 Gennaio, "Facciamo spazio alla Parola di Dio! Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Cominciamo dal Vangelo: teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, che con amore conduce al largo la nostra vita".

Oltre alla Parola di Dio vi suggerisco la lettura di qualche testo di spiritualità cristiana o di vita di santi per nutrire il nostro spirito e aiutarci a dar voce al nostro mondo interiore. San Bernardo ha scritto che “la lettura spirituale ci prepara alla preghiera e alla pratica delle virtù”.
Possiamo anche vedere qualche film a soggetto religioso (qualche titolo interessante si può trovare anche in rete) e in tal senso il citato libretto per la Quaresima suggerisce dei video di riflessione, anche per i più piccoli, facilmente reperibili su Youtube.

A chi piace la musica sacra o religiosa come al sottoscritto può essere di effetto positivo in questi giorni di apprensione l’ascolto di brani musicali di cui la rete presenta un’offerta variegata davvero notevole.

Ed infine lo stare a contatto per un tempo prolungato con i propri cari può essere l’occasione per un dialogo più profondo, per superare qualche incomprensione, per esercitare la pazienza e la carità, per superare il nostro egoismo e aprirci alla fratellanza umana e ai problemi di chi soffre in questo momento più di noi.

Vi ringrazio per l’attenzione e la pazienza nella lettura di questa lettera che mi accorgo adesso è diventata davvero lunga (ma di tempo in questi giorni ne abbiamo più del solito!) e per l’impegno nel vivere la Quaresima particolare di quest’anno con frutti di rinnovamento spirituale e di adesione sempre più profonda al Signore.

Su ciascuno di Voi invoco la Benedizione del Signore per intercessione della Vergine Santa, Madre delle Grazie e di San Tommaso Apostolo nostro Patrono, affinché siate arricchiti di favori celesti e possiate superare nella salute e nella serenità di spirito questo periodo di emergenza sanitaria.

Dalla canonica parrocchiale di Dolcedo
14 Marzo 2020 don Carmelo